Spesso le barrette ai cereali che gustiamo a colazione, convinti che siano sane, contengono in realtà troppi zuccheri e dovremmo stare ben attenti a consumarle con moderazione. In molti casi il loro contenuto in zuccheri supera addirittura il 40 percento!
Ieri, martedì 17 marzo, la rivista inglese The Telegraph ha riportato i risultati di una ricerca effettuata dal gruppo Which? (un’associazione inglese per la tutela e la salute dei consumatori). Le analisi dei prodotti esaminati evidenziano che è un’illusione pensare che le famose barrette ai cereali siano più salutari rispetto a un qualsiasi croissant o uno snack al cioccolato.
Secondo il The Telegraph, quindi secondo il suddetto studio sanitario, fra i prodotti maggiormente incriminati rientrano barrette molto diffuse anche in Italia: Kellogg’s Coco Pops Snack Bar (zuccheri: 42 percento) e Kellogg’s Rice Krispie Bar (36 percento).
Spesso queste barrette contengono frutta, ma gli zuccheri presenti non sono solo quelli della frutta (fruttosio), in quanto altri dolcificanti vengono aggiunti per esaltare il sapore.
Il problema è che si tratta di alimenti perlopiù destinati al consumo dei bambini e che i messaggi pubblicitari, compresi quelli sulle relative confezioni, fanno riferimento a presunte qualità salutistiche, invece che dichiarare onestamente che si tratta di snack ipercalorici. Le rispettive etichette, infatti, evidenziano solo il contenuto di fibre, vitamine e sali minerali. E in virtù di tali ingredienti, spesso questi prodotti vengono commercializzati all’interno di strutture dedicate a un consumo sano e responsabile (catene specializzate).
Lo studio di “Which?” è stato pubblicato il 15 marzo, in occasione della Giornata Europea per i Diritti dei Consumatori. L’intento è quello di chiedere ai governi e alle associazioni alimentari una maggiore sensibilità nei confronti dei rischi legati alla disinformazione o, peggio, alla manipolazione della stessa a favore di strategie commerciali.
Le etichette dovrebbero riportare con maggior evidenza e trasparenza i reali contenuti nutrizionali dei prodotti, senza inneggiare ad un presunto valore salutistico non comprovato dai fatti.
Inoltre le politiche governative in materia alimentare dovrebbero incoraggiare le industrie a ridurre il quantitativo di zuccheri, grassi e sale nei prodotti, o quantomeno a non millantare sulle etichette proprietà salutistiche inesistenti.